Strumenti chirurgici

Cos'è la fluidoterapia

 
Valentina
Di Valentina. Aggiornato: 10 ottobre 2017
Cos'è la fluidoterapia
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Con il termine fluidoterapia ci si riferisce al procedimento per rimpiazzare i liquidi, i sali minerai, gli zuccheri, persi durante il digiuno preoperatorio e intraoperatorio, tramite le perdite ematiche, la diuresi, la sudorazione, ad un paziente prima o dopo averlo sottoposto all’anestesia generale, necessaria per determinati interventi chirurgici. I liquidi usati sono: cristalloidi, ossia soluzioni saline, come la soluzione fisiologica formata da cloruro di sodio allo 0,9%, ringer lattato e ringer acetato, che contengono oltre al sodio anche elettroliti tipo calcio, potassio; e i colloidi, come l’emagel, che è una poligelatina, da usare se il paziente è ipoteso. La quantità di fluidi da usare è calcolata in 6 ml/kg, in base alle ore di digiuno pre ed intra operatorie. Si moltiplica il peso per le ore di digiuno per sei, quindi per un numero variabile tra 2 ed 8, secondo che si tratti di chirurgia maggiore, minore o intermedia, il fattore denominato stress chirurgico. Approfondiamo questo tema su uncome.it.

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Passi da seguire:

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Si deve adattare l’infusione perioperatoria in base alle differenze fisiologiche tra adulti e neonati ed alla regolazione di fluidi ed elettroliti durante la crescita. La necessità di liquidi e la maturazione del rene mettono dei limiti alla quantità ed al tipo di liquidi da somministrare intraoperatoriamente. Il 40% dell’acqua corporea nei neonati è liquido extracellulare, mentre negli adulti è il 20%; il volume plasmatico è uguale a tutte le età invece. L’elevata percentuale di liquido extracellulare determina un cambiamento continuo di acqua ed elettroliti, causando ad esempio una perdita di peso corporeo del 10% nel neonato che non beve per un giorno intero. Sia prima che durante un’operazione chirurgica si hanno perdite ipotoniche ed isotoniche, nel primo caso per una diarrea o sudorazione, nel secondo caso per un trauma, un’ustione o perdite digestive tipo vomito.

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Il fabbisogno di liquidi aumenta in ambienti surriscaldati e nelle iperiressie, è necessario un 10% in più di liquidi per ogni grado centigrado di febbre in più. Nel caso di chirurgia toracica o addominale, potrebbe esserci un deficit intraoperatorio di fluidi tipo una perdita ematica. In generale comunque, pensando alla preparazione ad un qualsiasi intervento chirurgico, i tempi di digiuno preoperatorio sono cambiati. I grassi ed il latte rallentano lo svuotamento gastrico. In particolare, i bambini che hanno meno di un anno possono assumere latte fino a sei ore prima dell’intervento, fino a tre ore prima possono prendere liquidi semplici. Tra uno e due anni si possono somministrare liquidi fino a quattro ore prima. Oltre i tre anni si possono trattare i bambini come un adulto nel digiuno preoperatorio, che deve essere il più breve possibile per diminuire la perdita di volume dei liquidi e la mancanza di comfort del bambino.

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I liquidi somministrati durante un’operazione devono rimpiazzare le perdite preoperatorie e quelle perioperatorie sia ipotoniche che isotoniche. Nel caso di somministrazione di soluzioni ipotoniche il rene deve eliminare l’acqua in eccesso e si perde sodio. Dato che il rene può diluire le urine ed eliminare il sodio anche nei bambini piccoli, è preferibile somministrare soluzioni saline bilanciate. Durante la prima ora d’intervento ai bambini sotto i quattro anni si devono immettere 25 ml/kg di soluzione salina, al di sopra di tale età invece 15 ml/kg. Nelle ore successive ci si deve basare sulla gravità del trauma operatorio che si sta subendo. Alcuni colloidi non devono essere somministrati ai bambini al di sotto dei due anni d’età per via dell’immaturità renale, che fa rimanere in circolo nell’organismo per un tempo infinito queste sostanze. Si può somministrare albumina se le perdite ematiche sono superiori come richiesta di cristalloidi ma inferiori come richiesta di emotrasfusioni.

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Nel trattamento postoperatorio, invece, si deve tenere conto della soglia renale nei bambini che può produrre una diuresi osmotica con perdita di sodio e di acqua, la prima dovuta ad un danno dei tessuti o a vomito, con ulteriore diminuzione del sodio nel plasma. Si può quindi giungere ad uno spostamento dell’acqua dallo spazio extracellulare ipotonico a quello intracellulare isotonico. Le conseguenze dello spostamento di volume sono un edema cerebrale con irritazione del sistema nervoso centrale, depressione della coscienza, disorientamento, vomito e convulsioni. Si deve pertanto somministrare sodio bicarbonato al 6% con dosi di 2 ml/kg, unendo a volte soluzioni saline bilanciate. Seguirà un aumento dell’osmosità plasmatica ed uno spostamento dalle cellule cerebrali. Se il sodio non sale sopra il livello di 120 mmol/l, si deve somministrare un’ulteriore dose di un mg/kg. Si deve quindi adottare un trattamento per le convulsioni ed attenersi ad un attento controllo della soluzione fisiologica somministrata con cloruro di sodio, da non usare in certi casi per l’alto contenuto di cloruro.

Questo articolo è puramente informativo, in unCOME non abbiamo la facoltà di prescrivere nessuna cura né realizzare alcun tipo di diagnosi. Ti invitiamo ad andare dal medico nel caso in cui presenti qualsiasi tipo di malessere.

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