Come diventare coppia di fatto
Nonostante la pesante presenza della Chiesa Cattolica e la sua ingerenza nella vita civile del Paese, negli ultimi trent’anni, in Italia, anche in seguito all’approvazione della legge sul divorzio, sono diventate sempre più numerose le coppie di fatto, sia eterosessuali che omosessuali. Si tratta di quelle coppie che, pur non essendo unite, o non potendo essere unite dal vincolo religioso o civile del matrimonio, conducono effettivamente una vita coniugale, condividendo diritti, doveri e beni economici. Le coppie di fatto evitano, quindi, il matrimonio pur essendo unite da un legame affettivo, dalla condivisione dell’abitazione e, in molti casi, anche da i propri figli. Al fine di comprendere le modalità di questo tipo di unione, la redazione di unCOME spiega, in questo articolo, come diventare coppia di fatto.
Passi da seguire:
Per comprendere cosa sia una coppia di fatto, e come diventare tale, occorre innanzi tutto premettere che questo tipo di unioni sono soggette, in Italia, a un vuoto normativo: la legge italiana disciplina (art. 29 della Costituzione Italiana), infatti, almeno a livello nazionale, solo unioni tra persone di sesso differente. Nel caso del matrimonio religioso, i coniugi di sesso differente acquisiscono comunque diritti e doveri stabiliti dalla legge e, pertanto, il matrimonio religioso ha anche valore di matrimonio civile. Discorso differente vale per le coppie eterosessuali in cui uno o entrambi i coniugi provengono da un precedente matrimonio e sono, quindi divorziati. Questi ultimi, infatti, possono sposarsi nuovamente con rito civile ma non con rito religioso. Caso ancora diverso è quello delle coppie omosessuali, per cui in Italia non è riconosciuta, neanche a livello civile, alcuna forma di unione.
Un’altra premessa da porre è che per essere coppia di fatto (eterosessuale) e, quindi, per far valere alcuni dei diritti concessi dall'istituto del matrimonio, occorre dimostrare di vivere “more uxorio” ovvero nella stessa abitazione. L'unico documento di rilevanza legale, per dimostrare la convivenza è lo Stato di Famiglia che può essere richiesto all'ufficio anagrafe del comune di residenza. A tal proposito è utile tenere in considerazione anche l'art. 4 del Decreto del Presidente della Repubblica 223/89 in cui la famiglia viene definita dal punto di vista anagrafico.
È opportuno ricordare che le persone che vivono nella stessa abitazione possono attestare la condizione di conviventi anche per mezzo di un'autocertificazione. Il certificato che attesta la convivenza può risultare di grande utilità per l'assegnazione di un alloggio popolare o per ottenere congedi lavorativi.
La legge n. 53/2000 sui congedi parentali, ad esempio, riconosce al lavoratore e alla lavoratrice il diritto a un permesso retribuito di tre giorni all'anno in caso di decesso o di documentata grave infermità del coniuge o di un parente entro il secondo grado o del convivente, purché la stabile convivenza risulti da certificazione anagrafica.
Tra conviventi non coniugati, inoltre, in caso di decesso non si può ottenere la pensione di reversibilità; in caso di "separazione" non si ha alcun diritto al mantenimento; si può ereditare solo per testamento, fatta salva la quota spettante agli eredi legittimi quali i figli, i genitori, i fratelli e le sorelle; non è possibile scegliere il regime patrimoniale della comunione dei beni, sebbene cointestando i vari beni immobili e stabilendo, con un contratto, delle regole di convivenza, si possono ugualmente ottenere risultati simili.
Per quanto riguarda, invece, le coppie di fatto omosessuali, come già detto, in Italia non sono riconosciute neppure sotto forma di famiglie di fatto, nonostante che il Parlamento Europeo, con la risoluzione A3-0028/94, abbia raccomandato agli Stati membri dell’Unione di abolire ogni disparità di trattamento delle persone con orientamento omosessuale.
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